Gli errori più comuni degli italiani (e non solo)-Parte 2


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Oltre alla pronuncia, gli altri campi all’interno dei quali troviamo degli errori tipici sono quello grammaticale, sintattico e lessicale (vocabolario).

 

L’articolo THE

L’utilizzo dell’articolo determinativo in inglese corrisponde ai vari “il, lo, la, i, gli, le” italiani. La semplificazione dell’uso di un solo articolo sembrerebbe rendere tutto più facile ma in inglese l’articolo THE non è così comune come in italiano.

Ex. “(THE) lunch is at 7pm”. Davanti ai pasti in generale, THE non è necessario: “Lunch is at 7pm”.

 

Doppia negazione

In italiano le espressioni in cui compare una doppia negazione sono corrette, mentre in inglese negare due volte in una stessa frase rappresenta un errore.

Ex. Errore: “I haven’t done nothing”, versione corretta: “I haven’t done anything”.

 

Mancato uso del soggetto

Mentre in italiano il soggetto può essere sottinteso e posizionarsi in punti diversi della frase, in inglese il soggetto deve essere sempre espresso e si posiziona sempre prima del verbo. In generale, a livello sintattico, l’inglese, è una lingua SVO (Soggetto, Verbo e Complemento Oggetto) che segue un ordine preciso.

 

Errato uso di make, do e take

Questi verbi molto comuni portano spesso ad errori classici, se si pensa che il verbo “fare” corrisponde sia a Do che a Make.

Ex. Errore: “Do a mistake”, versione corretta: “Make a mistake”

 

Ex. Errore: “Make a photo”, versione corretta: “Take a photo”.

 

Traduzione “forzata”

Uno degli errori più comuni consiste nel cercare di italianizzare la traduzione per avvicinarsi il più possibile alla propria lingua

Ex. “I’m agree” al posto di “I agree”.

 

I "false friends"

A livello di vocabolario, alcune parole simili nelle due lingue hanno in realtà significati diversi. Sono i cosiddetti “false friends”. Ecco alcuni esempi:

annoyed significa “infastidito”, confuso con “annoiato”

 

eventually significa “infine”, spesso confuso con eventualmente

 

educated, significa “istruito” e non “educato”

 

pretend significa “fingere”, spesso confuso con “pretendere” (che si traduce con “demand”)

 

library significa biblioteca (e non libreria)

 

parents, che significa genitori (e non parenti)

 

actually viene spesso confuso con attualmente ma è più simile all’italiano “in realtà”.

Per i suoi diversi usi, puoi guardare questo video:

 

Nell’ambito più specifico del Business English, ci sono alcuni termini entrati nel vocabolario professionale che si credono inglesi mentre, in realtà, sono italianizzazioni o provenienti da altre lingue. Un classico esempio è la parola stage utilizzata come “tirocinio”:

In Inglese, stage può riferirsi al palcoscenico o ad una fase di un processo, ma non ad un tirocinio lavorativo. La parola giusta è internship e lo stagista si traduce come intern. La parola “stage” è di derivazione francese ma in italiano viene spesso pronunciata all’inglese.

 

Come procedere

Oltre allo studio della grammatica e all’espansione del vocabolario, un consiglio è quello di non cercare sempre la traduzione letterale o forzata dall’italiano per avvicinarsi il più possibile alla comfort zone della propria lingua. Considerare l’inglese come un medium di comunicazione proprio, e non come una seconda lingua che necessita continue traduzioni, è la chiave per migliorare. Ovviamente, è più facile a dirsi che a farsi, ma con una buona combinazione di studio e esposizione autentica alla lingua (viaggi, podcasts, video su Youtube, film, serie tv), potrai raggiungere questo obiettivo.

 

Articolo aggiornato il 10/04/2020

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